<
actions
>
<
spaces
>
< contacts >
in
questa sezione cercheremo di tenerti aggiornato su tutte le nostre
iniziative ed eventi!!
<< back
home news
le
indicazioni per raggiungerci
<position>
|
Il ruolo dell'aggiornamento
formativo degli istruttori
D:
La volta scorsa abbiamo parlato della
centralità dell'individuo quale punto di riferimento nella
gestione di un palestra. Cosa altro occorre tenere presente per fornire
agli associati un servizio di qualità?
R:
per noi un momento importante sono i corsi specifici, dal tai chi alla
boxe e allo yoga. Anche qui il primo requisito è la
professionalità dell’istruttore, la sua competenza
nella disciplina specifica, Luca l’istruttore di boxe, per
esempio, è un pugile dilettante, con anni di allenamento
alle spalle che però associa a questa sua competenza quelle
del proprio percorso formativo di scienze motorie, per evitare quelle
“distorsioni” che talvolta sono tollerate ed
accettate nella competizione agonistica ma devo essere evitate se la
boxe diventa un mezzo di raggiungimento del benessere fisico. Antonella
è da anni istruttrice di jazzercise, una disciplina tra la
danza e l’aerobica per la quale segue continui aggiornamenti.
D: Basta
un istruttore competente?
R:
No non basta, perché la competenza sportiva da sola non
implica la capacità formativa che invece è
fondamentale.
D:
Come ci si prepara ad insegnare? La vostra palestra
prevede delle attività specifiche?
R: Naturalmente,
in alcuni casi ci sono delle attività di aggiornamento
esterne che coinvolgono anche i più
“anziani” come me in altri casi siamo noi stessi
che cerchiamo di fare da driver per il più giovani.
D:
Cosa gli insegnate?
R:
Ci sono due punti fondamentali :
-La programmazione del corso
-La gestione della lezione
La programmazione del corso naturalmente è una fase
fortemente influenzata dal tipo di corso che andremo ad effettuare,
diverso è il percorso di un corso di tai chi che ha una
forte componente di “crescita” da uno di aerobica
che è più legato ad un miglioramento delle
performance ed ha una certa componente “ludica”.
Inoltre la programmazione non è una fase che si apre e si
chiude, ma è soggetta perennemente a fasi iterative che
hanno lo scopo di ricalibrarla in funzione dell’evoluzione
del corso stesso. In genere la programmazione prevede delle fasi, dei
micro cicli di tre mesi, in cui in funzione dei prerequisiti, delle
risposte degli atleti si fanno delle verifiche e si decide come
proseguire.
Nel caso dei corsi in cui non si ha a che fare con atleti che fanno
agonismo è chiaro che meno facile richiedere
“dedizione” e continuità e quindi questi
sono fattori molto variabili a seconda delle persone ma anche dei
particolare periodi dell’anno.
D:
Ed in cosa consiste la gestione della
lezione?
R:
Anche qui concepire un unico metodo di insegnamento è
controproducente, diciamo che fondamentalmente ne esistono tre tipi che
vanno adottati in relazione alle caratteristiche della disciplina
sportiva oggetto del corso, il metodo analitico, quello globale e
quello imitativo.
Quest’ultimo metodo è quello che viene
più frequentemente usato in discipline percepite come
“estetiche” dall’aerobica al jazzercise.
L’esercizio non viene lungamente spiegato ma
“dimostrato” e gli allievi imitano il comportamento
dell’istruttore. Ricordate la pubblicità in cui
l’istruttore mostrava gli esercizi e alla fine starnutiva
finendo per essere imitato anche nello starnuto? Ecco quello era il
modello imitativo...la pubblicità ironizzava sul fatto che
l’istruttore veniva imitato anche nei suoi comportamenti non
attinenti all’attività sportiva. In questo metodo
l’istruttore corregge la posizione mentre
l’esercizio viene ripetuto e la posizione
dell’istruttore è spesso “a
specchio” ovvero essendo rivolto verso gli allievi fa gli
esercizi con il braccio e piede opposto per facilitarne la ripetizione
da parte degli altri che gli sono appunto di fronte, come davanti ad
uno specchio.
D:
Le altre due metodologie?
R: Il
metodo di insegnamento globale consiste nell’inquadrare
l’esercizio rispetto al suo contesto generale, con una
descrizione delle motivazioni per cui si realizza un certo movimento e
quindi a cosa serve. Nel metodo analitico l’esercizio viene
scomposto ulteriormente per arrivare a risultati ancora più
precisi, per fare un esempio di facile comprensione la differenza tra i
due metodi è la stessa di un allenatore di calcio che in un
caso insegna che per calciare in porta occorre colpire il pallone dando
equilibrio al colpo, rispetto al punto di battuta, mentre nel metodo
analitico si passa a spiegare la differenza tra il tiro di interno, di
esterno, con il collo del piede o dando il colpo sotto per il
pallonetto.
(intervista
di Carlo Bruno)
leggi
pure: la
centralità dell'individuo
|